27-07-2024 03:26

Il vero occhio sul volley dilettantistico locale

CASALMAGGIORE (CR). Nel giorno dell’anniversario dei nove anni dallo scudetto rosa, facciamo una bella chiacchierata con l’autentica arma in più della squadra guidata da coach Davide Mazzanti fino al traguardo del Tricolore

 

Marika Bianchini con Lauren Gibbemeyer

 

Le favole, da sempre, ci scaldano il cuore. Fin da piccoli le nostre mamme ci raccontavano le peripezie di Cappuccetto Rosso piuttosto che quelle di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma diventando più grandi abbiamo imparato ad affezionarci e ad emozionarci anche per le cosiddette favole sportive.  Una delle più belle dei nostri tempi è fortemente legata al nostro territorio, pur dopo aver dovuto vendere il diritto di Serie A1 a malincuore (purtroppo il fattore economico ci riporta alla realtà), i cuori dei tifosi, dei dirigenti, dello staff e delle ex giocatrici rosa ancora sussulta per lo storico Scudetto della stagione 2014/2015, il primo ed unico, sinora, della società di strada Baslenga che, con l’allora denominazione di Pomì Casalmaggiore, fece sognare tutta l’Italia sportiva e non solo. 

In quel gruppo strepitoso di giocatrici, un Gruppo con la G maiuscola che fece della coesione l’arma in più, spiccò una giovane ragazza ventiduenne, nata a Bagno a Ripoli in provincia di Firenze, che dimostrò alle sue compagne e a tutte le avversarie cosa volesse dire essere “l’ottava giocatrice in campo”. Simpatico accento toscano, tanti sorrisi ma soprattutto tanta qualità e voglia di far bene per Marika Bianchini, ruolo opposto, numero quattro sulla maglia, ma soprattutto autentico “Cannone di Navarone” che coach Davide Mazzanti seppe sfruttare al meglio. Oro europeo U19 nel 2010, Oro Mondiale U20 nel 2011, una battuta che spaventa, un attacco devastante a discapito della sua altezza non irresistibile…Marika è alta 178 cm, ma lei non lo sa e, come il calabrone, vola lo stesso sopra la rete. Una chiacchierata a cuore e viso aperto.

16 maggio 2015 / 16 maggio 2024, nove anni da quello storico scudetto… il ricordo più vivo di quella serata

"Ricordo ancora benissimo quando sono entrata al posto di Serena (Ortolani n.d.r.), credo nel terzo set, che lei mi guardò mentre si stava effettuando il cambio e mi disse “Marika adesso pensaci tu”, mi vengono ancora i brividi quando ci penso. Detto da una campionessa come lei è stato importantissimo perché significava che aveva totale fiducia nei miei confronti in un momento così importante della stagione.  Altro ricordo molto vivo è l’ultimo punto di Vale Tirozzi…un punto molto particolare perché, dopo il tocco del muro piemontese, nessuna di noi si aspettava che il pallone sarebbe caduto in campo novarese…era sorpresa perfino Vale!"

Ma andiamo più nel dettaglio, parliamo di gara 5 con Novara, soprattutto del quarto set che ti ha visto mattatrice con ben 10 punti e il 64% in attacco…quali erano le tue sensazioni? Quando hai capito che lo scudetto sarebbe arrivato a Casalmaggiore?

"Feci un muro “foto” a Barun, io piccolina su una giocatrice molto alta…mi ricordo che Davide (Mazzanti n.d.r.) spesso parlò in varie interviste di quel muro…è stato come se Davide facesse muro a Golia (ride n.d.r.), soprattutto perché il muro era il mio punto debole. Come ti dicevo prima, entrai nel terzo set ma avevo avuto poche palle per scaldarmi così ero ancora un po’ fredda. Nel quarto set partì titolare al posto di Serena e, non credo di averlo mai detto prima, quando sono entrata in campo avevo paura…era una Finale, ero giovane, avevo 22 anni…fino al primo punto che misi a referto ero totalmente bloccata. La prima marcatura arrivò con un “piccione” che l’arbitro decretò toccato dal muro, il direttore di gara mi diede il punto e lì davvero sciolsi la mia tensione. Anche Skorupa di accorse che ero davvero carica e mi servì tanti buoni palloni da mettere a terra. Verso metà del quarto set, eravamo avanti di tre/quattro punti, avevamo tutte un’adrenalina addosso mai più vissuta, eravamo una più grintosa dell’altra…lì ho capito che avremmo vinto. Quell’anno c’è stata un’alchimia tra di noi giocatrici che non ho mai più ritrovato. Sia dentro che fuori dal campo, un gruppo straordinario, tutte davvero unite, tutte ragazze umili, coese e leali l’una con l’altra. Davvero un’arma in più, potrei metterci la mano sul fuoco dicendo che è quello che ci ha fatto vincere. Una stagione perfetta".

Vorrei soffermarmi sul tuo ruolo…non tanto il fatto che fossi utilizzata come opposto o posto quattro, quanto invece il tuo prezioso contributo da “ottava giocatrice in campo. Hai sempre risposto presente con un grande impatto, soprattutto in battuta, sia nella prima parte di campionato sia nella seconda…come hai vissuto questa stagione e soprattutto questo ruolo?

"Mi sentivo totalmente parte integrante della squadra, Serena sapevamo che aveva qualche problema di tenuta a causa dei crampi…ho giocato titolare fino a Febbraio, io in opposto e Serena in posto quattro per Gennari poi, rientrata Alessia, Serena è stata spostata in due…io mentalmente e fisicamente ero prontissima, sapevo quello che dovevo fare. Essere pronte non è mai semplice, soprattutto dare continuità a quello che si fa quando si subentra, era diventato un po’ il mio punto di forza. Giocavo spensierata, pensando che fosse la mia occasione senza pensare a quello che poteva succedere sentendomi davvero una delle titolari". 

Ora stai giocando una partita importantissima…stai per diventare mamma per la seconda volta…quanto è forte l’emozione? Ti manca un po’ il taraflex? Il tuo rapporto da mamma con lo sport per le tue figlie

"C’è sempre tanta emozione. Mia figlia mi dice spesso, “Mamma perché non torni a giocare?” “Quando nasce torni a giocare vero?” Con due figlie inizia ad essere complicato ma ammetto a volte mi viene voglia di tornare. Sono molto contenta di quello che ho fatto nella mia carriera, ho smesso dopo una stagione strepitosa con Roma…non ho rimpianti se non di non avere una Coppa Italia di A1 perché più di una volta ci sono arrivata ad un passo. Mi metto a guardare le partite e penso se riuscirei ancora a tornare ai livelli di prima…diciamo che le ginocchiere non le ho ancora appese del tutto al chiodo…chissà magari vicino casa in una serie B…o magari no…davvero per ora non so, voglio sicuramente dare priorità alle mie figlie. Voglio insegnare a loro l’umiltà e di non fare paragoni con gli altri pensando a fare il meglio per loro stesse lavorando tanto. Se davvero ci credi tanto, lavori e ti alleni puoi ottenere tante soddisfazioni. Non le obbligherò sicuramente a giocare a pallavolo, sono aperta a tutti gli sport, non voglio costringere loro a ripercorrere i miei passi. Lo sport è importante, ti insegna le regole, ti insegna a divertirti. Anche il papà ha sempre fatto sport, in famiglia si respira l’aria sportiva. Ogni tanto vedo mia figlia fare già cose che mi lasciano allibita. Aveva due anni, mi seguiva alle partite e poi, tornate a casa, ripeteva quello che vedeva fare da me e dalle mie compagne. E’ mancina come me, spero mi superi in altezza". 

Marika nella stagione 2014/2015, considerando la Regular Season e i PlayOff, mise a referto 275 punti in 115 set attestandosi al terzo posto della classifica del campionato nelle battute vincenti con ben 38 ace.

Capitana di quella strepitosa Pomì Casalmaggiore era Valentina Tirozzi che commenta: “Beh direi che Marika quell'anno è stata la nostra arma in più, utilizzata spesso e volentieri:  in più occasioni ci ha tolto le castagne dal fuoco, con il suo modo un po’ spregiudicato di entrare in campo e l'aria di chi non aveva nulla né da perdere né da temere! Senza dubbio un pezzo importante di quella squadra! Io di episodi sullo scudetto in questi anni, ormai quasi 10 cavolo!,  ne ho raccontati mille (dice sorridendo)Lo scudetto del 2015 rimane sicuramente tra i ricordi più intensi, se non il più intenso, di tutti i miei anni di carriera!”

Anche Serena Ortolani ricorda con tanta emozione sia lo Scudetto sia l’apporto di Marika. “Marika secondo me è stata fondamentale, sia nella prima parte della stagione in cui io facevo il posto quattro e lei giocava davvero bene in opposto, sia nella seconda parte in cui io giocavo opposto ma lei era sempre pronta per entrare sia in posto quattro sia al mio posto a causa dei miei crampi. Lei è stata una pedina importantissima, sempre pronta, nessun tipo di astio, come ogni tanto può succedere, invece noi eravamo legatissime. Quando entrava lei era davvero “carica dura” e così faceva la differenza. La panchina credo che debba essere così, siamo tutte una squadra, certo è difficile stare in panca, ci sono stata anche io, ma bisogna dare il massimo quando si entra…Quella stagione eravamo tutte molto coese, nessuna si lamentava anzi tutte pronte a dare il massimo. Marika è una ragazza che ha sempre saputo fare gruppo, sempre sorridente. Mi ricordo benissimo il murone che Marika fece su Barun, quello mi fece capire che avremmo vinto, tutte super gasate per quel muro. Ricordo anche l’ultimo punto di Vale Tirozzi che non voleva cadere sempre in bilico sulla rete…quando è caduto il pallone è esplosa l’esultanza di tutte noi. Un gruppo splendido, nessuna prima donna, tutte avevamo lo stesso intento.”

 

Servizio a cura di Manuel Bongiovanni

 

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