23-06-2024 03:44

Il vero occhio sul volley dilettantistico locale

COLORNO (PR). Un viaggio nel mondo della pallavolo per sordi ma soprattutto nel rapporto tra sport e messaggi positivi

 

Marco Chezzi

Fin dalla tenera età ci insegnano il nome dei nostri cinque sensi, la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto, impariamo a conviverci, svilupparli, ci “appoggiamo” su di loro per tante cose che facciamo o scegliamo come il profumo che ci fa decidere tra una lasagna o un’insalata oppure le espressioni facciali che spesso, anche senza dare peso alle parole dette, ci fanno sembrare una persona più o meno simpatica. La mancanza di uno di questi sensi, o meglio l’idea della mancanza, ci fa pensare a scenari di difficoltà, di fatica…ma non per tutti è così, anzi c’è chi ci insegna che anche senza uno di questi si possono fare imprese sportive ma anche di vita quotidiana.

Marco Chezzi, nato il primo giorno del 1984, è sordo dalla nascita. Marco ama la pallavolo, ci gioca da quando ha undici anni e nel cuore porta i colori della Vbc Casalmaggiore “il fatto di essere sordo non è mai stato un problema, anzi sono orgoglioso di me stesso, lo sono sempre stato, e ho insegnato questa cosa anche a tutti i bambini a cui ho fatto da allenatore nei nove anni in cui sono stato tecnico giovanile”.  Gli occhi di Marco questo messaggio lo fanno capire bene, quasi fossero uno schermo in cui passa la trascrizione del suo pensiero e ascoltarlo ti convince ancora di più di quanto per lui giocare una Champions League o vincere uno scudetto, anzi sei, sia stata una gran soddisfazione ma non superando una barriera, bensì pensando che quella barriera non esista.

Come dicevamo Marco inizia a giocare a pallavolo all’età di undici anni, cresce pallavolisticamente tra Colorno, Casalmaggiore, Viadana e Parma in realtà tra Prima Divisione e Serie D, mettendoci impegno e passione, come ogni giocatore che ama il suo sport fa ogni giorno, raggiungendo con grande soddisfazione questa stagione un bel terzo posto a Soragna con il ruolo di squadra rivelazione. Ma il posto due Marco Chezzi, all’età di 32 anni, scopre un nuovo modo di giocare a pallavolo che l’avrebbe messo davanti ad una nuova sfida che lui stesso ha definito “un’esperienza strana ma che mi ha arricchito sia tecnicamente che personalmente”, quella della pallavolo silenziosa.   

La pallavolo silenziosa, nella quale solo gli atleti russi sono professionisti mentre tutti gli altri sono da considerarsi dilettanti, è una disciplina paralimpica che differisce nelle regole della pallavolo per normodotati praticamente solo nell’uso di bandierine colorate al posto del fischietto da parte dell’arbitro (fonte Wikipedia) ma soprattutto nel divieto dell’uso di protesi acustiche o impianti cocleari lasciando gli atleti senza ausili. I campionati si svolgono ormai da qualche anno in una sola location nell’arco di una giornata ma anni fa si era arrivati ad avere ben trentadue squadre partecipanti. Marco, con la maglia del G.S.S. Ancona 1977 di scudetti ne ha vinti ben sei, partecipando anche ad una Champions League nel 2017 a Bergamo in cui la sua Ancona si era attestata al quinto posto. “La partecipazione alla Champions League è stata motivo di grande orgoglio perché non capita tutti i giorni di essere protagonisti in manifestazioni di quel livello. Siamo andati la per giocarcela senza pressioni”. Arriva anche la maglia azzurra nella bacheca di Marco che con la Nazionale vince il Torneo Europeo a Cannes nel 2018 prima di vestirla anche per un paio d’anni anche nel Sitting Volley.  

Ma quello che è importante per il nostro amico Marco, più che lo sport in sé stesso, è il messaggio che il suo essere sportivo può dare. “C’è uno strumento adatto ad abbattere le differenze, e quello è lo sport. Sport è sinonimo di comunità ed è un veicolo di valori positivi, insegna a coltivare amicizie, la passione, il divertimento e lo stare in salute. Grazie allo sport ci sentiamo tutti uguali! E’ importante valorizzare la diversità perché non è un difetto, bensì una grande ricchezza culturale e personale…è importante andare in contro al proprio problema e volersi bene per un mondo migliore”. Sono parole importanti e molto sentite quelle di Marco, soprattutto dette con un grande sorriso e un grande trasporto, però si auspica che cambi un po’ il palco degli sport paralimpici. “Servirebbe più visibilità, più condivisione con il pubblico, con gli appassionati per fare conosce meglio i messaggi positivi”.

Tanti i momenti da ricordare nella carriera del colornese, alcuni li abbiamo già narrati, ma nel cuore Marco porta anche un’altra soddisfazione: “la promozione in Serie D con il San Polo Volley, giocato con un gruppo davvero straordinario”. 

Per Marco, che si ispira da buon opposto all’americano Mattew Anderson ex Modena, non solo volley: laureato in Amministrazione e Direzione Aziendale alla Facoltà di Economia a Parma, impiegato per lavoro, tanta passione per il mare, il tempo libero passato con gli amici o leggendo, grande fan di Pechino Express ma soprattutto zio innamorato della sua piccola nipotina Camilla. 

Ringrazio personalmente Marco per essersi aperto senza filtri e per avermi davvero trasmesso una forza, una positività, una serenità che solo chi il cuore lo mette al 130% può darti. 

 

Servizio a cura di Manuel Bongiovanni

 

RIPRODUZIONE RISERVATA di testi e foto