17-05-2024 01:13

Il vero occhio sul volley dilettantistico locale

LIDO DI CAMAIORE (LU). Matteo Paoletti opposto anconetano classe ’82 ha una lunga carriera alle spalle

 

Matteo Paoletti (foto © Laici)

Nato pallavolisticamente nelle giovanili di Loreto,  passando per la Lube, Castellana Grotte, Genova, Fasano, Massa, Santa Croce, Reggio Emilia, Brescia, Ortona, Mondovì, Potenza Picena, Bari, ha una lunga esperienza tra serie B, A2, A3, un bomber che ha collezionato soltanto in serie A la bellezza di 5079 punti totali e 350 match giocati, con sei storiche promozioni (l'ultima in A2 a Brescia nel 2014) 2 Coppe Italia vinte e tanti gloriosi successi alle spalle, comprese le sue presenze in Nazionale juniores dal ’98 al 2001.

Nell'ultima stagione Matteo Paoletti ha accettato la proposta di UPC Camaiore che milita in serie B nel girone F, un team che al suo arrivo era in piena zona retrocessione ed ora vanta un ottimo quinto posto ancora migliorabile, appena sotto a squadre blasonate per il salto di categoria, battendo nell’ultimo match al tie break la JVC Civita Castellana. Non è un caso, la sua energia e voglia di vincere hanno trascinato un team che si è “evoluto” in tutti i ruoli e fondamentali, allenato sotto la sapiente guida del tecnico Dario Sansonetti. Arrivato a stagione iniziata, Paoletti è già da mesi il top scorer e top player tra gli opposti del girone.

Nell’ultimo match di campionato hai trascinato la tua squadra a una bella vittoria, contro una squadra ben attrezzata come Civita Castellana ma non solo: nelle ultime partite  la tua squadra è cresciuta molto  rispetto ai match di andata, ottenendo un ottimo ruolino di marcia nel girone, come ti trovi a lavorare in una squadra di giovani che evidentemente ti seguono molto e ti rispettano?

"Abbiamo fatto un grande girono di ritorno e questo di sicuro è stato merito del gruppo. Sono arrivato qua a Camaiore a stagione iniziata ed eravamo penultimi in classifica. Nonostante i molteplici infortuni a molti dei titolari siamo stati in grado di reggere le pressioni e le ostilità ed ora ci ritroviamo 5 in classifica. Tutto questo non avviene per caso. E’ il frutto di lavoro e coesione del gruppo. Unico rammarico di questa esperienza è non essere stati mai tutti disponibili per poter esprimere il nostro potenziale al massimo e vedere dove saremmo potuti arrivare".

Come “veterano” di questo team, hai senz’altro un ruolo di continuo scambio con il mister, come si è evoluto il giocatore Matteo Paoletti degli ultimi anni se dovessi fare un salto di dieci anni, che differenze troveresti con l’atleta che eri un tempo?

"Di sicuro una nota di merito va data al nostro allenatore, Dario Sansonetti, che come me è arrivato a stagione iniziata. Lui è stato capace di gestire tutte le difficoltà del gruppo e di stimolare giocatori che mai avevano calcato campi di questa categoria. Con lui ho un ottimo rapporto e mi ritrovo molto nel suo modo di interpretare la pallavolo. Le differenze con il Matteo di 10 anni fa non sono poi così molte, di sicuro ho acquisito quella consapevolezza su ogni situazione che solo il tempo e il campo ti può dare." 

Quali sono i momenti della tua carriera che ricordi con maggiore felicità e quali quelli più duri che hai dovuto affrontare ?

"Fortunatamente ho molti momenti belli che ricordo con immenso piacere e soddisfazione proprio perché quello che faccio mi piace da morire e perché ho ottenuto diversi successi nei vari campionati disputati. Il momento più duro invece di tutta la mia carriera deve ancora venire e sarà quello di dover smettere di stare in mezzo al campo da protagonista". 

Dopo tanti anni in serie A hai scelto di giocare per una realtà come Camaiore che milita in categoria cadetta, come mai proprio questa scelta?

"Avevo iniziato la stagione in A3 a Bari ma per loro scelta le nostre strade si sono divise. Avevo bisogno di trovare una sistemazione che mi potesse dare nuovo stimolo a livello pallavolistico e una città che mi potesse dare una tranquillità di vita che purtroppo a Bari mi era venuta a mancare. Quando ho ricevuto la proposta del Camaiore, visto che già in passato avevo giocato qua, ho capito che era il mio treno da prendere e che lì avrei trovato quello che cercavo".

Sei sempre stato un leader e un giocatore che non molla mai, con grandi recuperi da infortuni in tempi brevi per la tua tenacia e costanza, cosa ti dà tanta forza caratteriale e cosa diresti ai giovani atleti di oggi che affrontano questo sport per spronarli a far bene e emergere?

"Passione, dedizione e FAME. La passione di solito la hanno quasi tutti perché è quella che ti avvia verso uno sport e che con il tempo cresce e ti fa rimanere a giocare. La dedizione è la parte più difficile da sviluppare perché serve tanta costanza nel tenere il proprio fisico integro e in forma così da potersi allenare sempre al massimo. La FAME però è quella che secondo me è indispensabile per ottenere i risultati, anche quelli più insperati. Purtroppo questa ultima caratteristica è molto influenzata dal proprio stato sociale in cui si è nati e cresciuti. Ultimamente riscontro sempre più giovani “abituati” al benessere e alla comodità e questo non aiuta a spronarsi per ottenere il massimo da se stessi. Non faccio loro una colpa, è solo una constatazione". 

 A quale giocatore ti sei mai ispirato o quale giocatore ti colpisce di più tra quelli che hai visto negli anni?

"Ho avuto la fortuna di giocare con molti campioni nei miei primi anni di carriera mentre facevo le giovanili alla Lube Macerata. Non ho mai avuto un punto di riferimento perché attingevo da loro nozioni e informazioni ogni giorno e ognuno era un vero fenomeno in una determinata cosa che sarebbe impossibile fare un nome". 

Sei attivo come consigliere della Aip, vivi il volley da sempre con serietà e professionalità, a quasi un anno dalla riforma dello sport a che punto siamo secondo te? Puoi dare già un piccolo riscontro di quanto questa riforma abbia cambiato realmente la situazione lavorativa degli atleti e come i club hanno accolto gli adeguamenti contrattuali?

"Qui potrei parlare per giorni interi ma faccio un rapido riassunto. Abbiamo iniziato questo percorso nel 2020 sotto pandemia Covid e abbiamo contribuito a portare questo cambiamento nel nostro sport. Credo che sia solo l’inizio ma sono molto soddisfatto di quello che abbiamo raggiunto fino a qui. La riforma è una parte dell’evoluzione che il nostro sport deve fare per poter continuare ad essere grande a livello mondiale. Molti la vedono come un’ostacolo, io invece credo che sia una opportunità per tutti i ragazzi che praticano questo sport di avere maggiore voce in capitolo e una possibilità di crescita per tutte le società sportive per potersi strutturare e offrire maggiore qualità. Sono quasi 30 anni che vivo per questo sport e che vivo di questo sport e solo oggi posso selezionare nella casella Occupazione: “Atleta Sportivo”.

Cosa vuole fare Matteo Paoletti da grande? 
"Sto valutando in questo periodo se continuare o meno a giocare, le proposte non mancano. Il mio auspicio è quello di riuscire a rimanere all’interno di questo mondo sportivo. Di sicuro sarà un’altra sfida da affrontare e come sempre lo farò con tutto me stesso".

 

Servizio a cura di Linda Stevanato 

 

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